Le arance una volta erano merce preziosa, sapete anche della buccia si faceva un gran commercio. Ricordo i miei nonni e anche mia mamma attentissimi, sbucciavano il frutto con cura, la scorcia veniva a forma ellittica, recuperata interamente. Poi si metteva ad essiccare al sole, sulle tegole in terrazza o appese sui gradini delle scale di legno a venti gradini, che tutti tenevano a casa. Quando il sole si faceva più caldo, le bucce già belle toste si vendevano a don Giovanni. Girava per le vie e i cortili del centro storico, si faceva accompagnare da due baldi giovani, che lo aiutavano a portare i grossi sacchi di iuta, pieni di bucce secche. La compravendita era veloce, poche lire per kilo, era tanto se si guadagnavano cento lire. Era tutto il resto che si bloccava, ad ogni fermata, si apriva il teatrino. Uno di quei giovani era Carluccio Mammana con il fratello.