Un uomo misterioso attrezzato di : scarponi, bastone e panaro (cesto) di canna, si intrufola tra le piante dei boschi alla ricerca di funghi. Ieri come oggi il fungo e in particolare quello di ferra rappresenta una fonte di reddito per i raccoglitori “professionisti” Etnei, si dedicano unicamente alla raccolta dei funghi che vengono poi venduti nei mercatini o ai ristoratori della zona che da sempre apprezzano la consistenza , il profumo e il sapore del fungo selvatico.
I manoscritti più antichi risalgono circa al 200 a. C. quando il medico greco Nicandro riportava utili dettami per la loro coltivazione e nel secolo successivo anche Discoride, anch’esso medico, dava più precise indicazioni sulle tecniche usate dai greci e dai romani per la coltivazione del Piopparello.
In natura vi sono circa 100.000 specie di funghi i quali però pochi centinaia risultano commestibili.
Il fungo si presta ad essere consumato fresco come incrediente principale per sughi, risotti, insalate e contorni.
Dal punto di vista nutrizionale i funghi non apportano molti principi nutritivi, ma si caratterizzano per la buona dotazione di proteine ad elevato valore biologico in quanto contengono quasi tutti gli aminoacidi essenziali