L’impiego dei vimini nel confezionamento di cesti di svariate fogge e misure ha origini remote addirittura nella preistoria. Il termine cesta deriva dal latino cista ad indicare proprio un arnese in tessuto di vimini per mettervi dentro polli, uova, frutta ecc… .

L’arte dell’intreccio è stata un’attività rimasta immutata per secoli in quanto affidata unicamente alle mani dei contadini. Chi la praticava aveva anche una approfondita conoscenza del territorio e dei luoghi dove procurare la materia prima come: verga, giunchi, canna e fieno per realizzare u Cestu, u Panaru, u Cufinu, u Cannistru.

Richiedeva l’uso di pochi attrezzi, un coltello una forbice e un punteruolo e il saper muovere sapientemente le mani e le gambe che tenevano imprigionato il cesto in lavorazione.

Ne veniva fatto un grande uso nelle campagne e ovunque vi fosse una stretta correlazione fra l’uomo e la natura.

Manualità pazienza e creatività un’attività appresa fin dall’infanzia tramandata da padre in figlio che vi si dedicavano nei momenti di riposo dai lavori dei campi.

Successivamente diventò un’attività artigianale mantenendo il suo ruolo fino alla metà del ‘900 quando questo mestiere incomincia a scomparire.

Oggi la cesteria siciliana, malgrado ancora venga portata avanti grazie alla caparbietà e alla passione di pochi,
i suoi manufatti hanno perso del tutto la funzione di utilizzo pratico per cui erano stati creati, ha acquisito una funzione estetica e ornamentale, destinati a diventare oggetti della memoria.